giovedì 3 febbraio 2011

Nella mia ora di libertà!

Oggi ho voglia di postare una canzone di De André, che mi hanno fatto venire in mente oggi pomeriggio e ora mi ispira! Dedicata a chi dovrebbe ricordarsi che c'è sempre un limite alla pazienza delle persone: credete pure di essere assolti, sarete per sempre coinvolti!


Nella mia ora di libertà (già, ho un po' l'anima da Bombarolo - si noti, solo l'anima)



Ecco pure il testo:


Di respirare la stessa aria 

di un secondino non mi va 
perciò ho deciso di rinunciare 
alla mia ora di libertà 

se c'è qualcosa da spartire 
tra un prigioniero e il suo piantone 
che non sia l'aria di quel cortile 
voglio soltanto che sia prigione 
che non sia l'aria di quel cortile 
voglio soltanto che sia prigione. 

È cominciata un'ora prima 
e un'ora dopo era già finita 
ho visto gente venire sola 
e poi insieme verso l'uscita 

non mi aspettavo un vostro errore 
uomini e donne di tribunale 
se fossi stato al vostro posto... 
ma al vostro posto non ci so stare 
se fossi stato al vostro posto... 
ma al vostro posto non ci sono stare. 

Fuori dell'aula sulla strada 
ma in mezzo al fuori anche fuori di là 
ho chiesto al meglio della mia faccia 
una polemica di dignità 

tante le grinte, le ghigne, i musi, 
vagli a spiegare che è primavera 
e poi lo sanno ma preferiscono 
vederla togliere a chi va in galera 
e poi lo scanno ma preferiscono 
vederla togliere a chi va in galera. 

Tante le grinte, le ghigne, i musi, 
poche le facce, tra loro lei, 
si sta chiedendo tutto in un giorno 
si suggerisce, ci giurerei 
quel che dirà di me alla gente 
quel che dirà ve lo dico io 
da un po' di tempo era un po' cambiato 
ma non nel dirmi amore mio 
da un po' di tempo era un po' cambiato 
ma non nel dirmi amore mio. 

Certo bisogna farne di strada 
da una ginnastica d'obbedienza 
fino ad un gesto molto più umano 
che ti dia il senso della violenza 
però bisogna farne altrettanta 
per diventare così coglioni 
da non riuscire più a capire 
che non ci sono poteri buoni 
da non riuscire più a capire 
che non ci sono poteri buoni. 

E adesso imparo un sacco di cose 
in mezzo agli altri vestiti uguali 
tranne qual'è il crimine giusto 
per non passare da criminali. 

C'hanno insegnato la meraviglia 
verso la gente che ruba il pane 
ora sappiamo che è un delitto 
il non rubare quando si ha fame 
ora sappiamo che è un delitto 
il non rubare quando si ha fame. 

Di respirare la stessa aria 
dei secondini non ci va 
e abbiamo deciso di imprigionarli 
durante l'ora di libertà 
venite adesso alla prigione 
state a sentire sulla porta 
la nostra ultima canzone 
che vi ripete un'altra volta 
per quanto voi vi crediate assolti 
siete per sempre coinvolti. 

Per quanto voi vi crediate assolti 
siete per sempre coinvolti.

martedì 1 febbraio 2011

Please, allow me to introduce myself...

[...]
- Vogliano scusarmi, - disse egli con accento straniero ma senza storpiare le parole, - se io, pur non conoscendoli, mi permetto... ma l'argomento della loro dotta conversazione è talmente interessante che...
Qui si tolse urbanamente il berretto, e agli amici non rimase che alzarsi e salutare.
<< No, è piuttosto un francese... >>, pensò Berlioz.
<< Un polacco... >>, pensò Bezdomnyj.
Si deve aggiungere che sin dalla prime parole il forestiero aveva prodotto una pessima impressione sul poeta, mentre a Berlioz era andato piuttosto a genio, cioé, non che gli fosse andato a genio ma, come dire... lo aveva incuriosito.
- Posso sedermi? - chiese con urbanità; gli amici si scostarono meccanicamente, il forestiero si sedette svelto tra loro ed entrò subito nella conversazione. - Se non ho sentito male, lei stava dicendo che Gesù non è mai esistito, - disse rivolgendo verso Berlioz il suo occhio sinistro verde.
- No, ha sentito benissimo, - rispose con cortesia Berlioz, - stavo proprio dicendo quello.
- Oh, com'è interessante! - esclamò il forestiero.
<< Che diavolo vuole costui? >> pensò Bezdomnyj e aggrottò la fronte.
- E lei era d'accordo col suo interlocutore? - s'informò lo sconosciuto voltandosi a destra verso Bezdomnyj.
- Al cento per cento! - confermò questi, che amava esprimersi in modo metaforico e ricercato.
- Stupefacente! - esclamò l'inatteso interlocutore, e, gettata intorno un'occhiata furtiva, e smorzando la voce già bassa, disse: - Vogliano scusare la mia insistenza, ma mi sembra di aver capito che, oltre tutto, loro non credono in dio -. I suoi occhi presero un'espressione spaventata, ed egli aggiunse: - Giuro che non lo dirò a nessuno!
- Infatti, non crediamo in dio, - rispose Berlioz, sorridendo lievemente del timore del turista straniero, - ma di questo si può parlare con la massima libertà.
Il forestiero si appoggiò allo schienale della panchina, e chiese, quasi stridulo di curiosità:
- Loro sono atei?
- Sí, siamo atei, - rispose Berlioz sorridendo, mentre Bezdomnyj pensava arrabbiato: «Che rompiscatole, questo straniero!»
- Ma che bellezza! - esclamò il sorprendente forestiero e cominciò a girare la testa di qua e di là guardando ora l'uno ora l'altro letterato.
- Nel nostro paese, l'ateismo non stupisce nessuno, disse Berlioz con diplomatica cortesia. - Da tempo la maggior parte della nostra popolazione ha consapevolmente smesso di credere alle fandonie su dio.
A questo punto lo straniero ebbe questa uscita: si alzò e strinse la mano allo stupito direttore, proferendo queste parole:
- Mi permetta di ringraziarla di tutto cuore!
- Perché lo ringrazia? - chiese Bezdomnyj sbattendo le palpebre.
- Per un'importantissima informazione che per me, viaggiatore, è del massimo interesse, - spiegò lo strambo forestiero alzando un dito con fare significativo.
L'importante informazione doveva aver impressionato molto il viaggiatore, perché lanciò tutt'intorno un'occhiata spaurita alle case come se temesse di vedere un ateo ad ogni finestra.
«No, non è inglese», pensò Berlioz, mentre Bezdomnyj pensava: «Dove avrà imparato il russo cosí bene, lo vorrei proprio sapere», e aggrottò di nuovo la fronte.
- Mi permetta di domandarle, - riprese l'ospite dopo una preoccupata riflessione, - che ne fa delle prove dell'esistenza di dio, le quali, come è noto, sono esattamente cinque?
- Ohimè, - rispose Berlioz con commiserazione, - nessuna di queste dimostrazioni vale un soldo, e da tempo l'umanità le ha messe in archivio. Deve convenire che nella sfera della ragione non ci può essere alcuna prova dell'esistenza di dio.
- Bravo! - esclamò lo straniero, - bravo! Lei ha ripetuto per intero il pensiero del vecchio irrequieto Immanuel. Ma guardi la stranezza: egli distrusse fino in fondo le cinque prove, ma poi, come per dar la baia a se stesso, ne ha costruito proprio lui una sesta.
- Anche la prova di Kant, - replicò con un fine sorriso il colto direttore, - non è convincente. Non per nulla Schiller diceva che le disquisizioni kantiane su questo argomento possono soddisfare solo degli schiavi, mentre Strauss si limitava a deriderla.
Berlioz parlava, ma nello stesso tempo pensava: «Ma chi può essere questo tipo? E come fa a parlare cosí bene il russo?»
- Bisognerebbe prendere questo Kant e spedirlo per un paio di annetti a Solovki! - sparò Ivan Nikolaevič in modo del tutto inaspettato.
- Ivan! - sussurrò confuso Berlioz.
Però la proposta di deportare Kant a Solovki non solo non sorprese il forestiero, ma anzi lo entusiasmò.
- Giusto, giusto, - gridò, e il suo occhio sinistro verde, volto verso Berlioz, cominciò a brillare. - È proprio il posto che farebbe per lui! Glielo dicevo quella volta a colazione: «Lei, professore, mi scusi tanto, ha escogitato qualcosa d'incoerente. Magari sarà una cosa acuta, ma non si capisce proprio nulla. La prenderanno in giro».

[...]





Mi sembrava quasi un dovere "morale" riportare un pezzo del Maestro e Margherita sul blog dopo che Charlie aveva pubblicato Sympathy for the Devil; spero vi sia piaciuto il brano, ovviamente vi consiglio di leggere tutto il libro, che è semplicemente fantastico e non descrivibile con poche parole. Questo romanzo vi resterà stampato nel cuore, davvero, il vortice dei personaggi vi trascinerà e voi non ci potrete fare nulla!

domenica 30 gennaio 2011

Sympathy for the Devil.

Credo sia giunto il momento di postare una delle canzoni che più ha ispirato questo blog.
Il testo prende spunto dal romanzo "Il Maestro e Margherita" di Michail Bulgakov, ed è espressa dal punto di vista del Diavolo in persona.
Le riprese delle registrazioni del brano sono contenute nel film "Sympathy for the Devil" di Jean-Luc Godard.
Se non sapete come passare la nottata, ve lo suggerisco caldamente.


Please allow me to introduce myself
I'm a man of wealth and taste
I've been around for a long, long year
Stole many a man's soul and faith

And I was 'round when Jesus Christ
Had his moment of doubt and pain
Made damn sure that Pilate
Washed his hands and sealed his fate

Pleased to meet you
Hope you guess my name
But what's puzzling you
Is the nature of my game

I stuck around St. Petersburg
When I saw it was a time for a change
Killed the Czar and his ministers
Anastasia screamed in vain

I rode a tank
Held a general's rank
When the Blitzkrieg raged
And the bodies stank

Pleased to meet you
Hope you guess my name, oh yeah
Ah, what's puzzling you
Is the nature of my game, oh yeah
(woo woo, woo woo)

I watched with glee
While your kings and queens
Fought for ten decades
For the gods they made
(woo woo, woo woo)

I shouted out,
"Who killed the Kennedys?"
When after all
It was you and me
(who who, who who)

Let me please introduce myself
I'm a man of wealth and taste
And I laid traps for troubadours
Who get killed before they reached Bombay
(woo woo, who who)

Pleased to meet you
Hope you guessed my name, oh yeah
(who who)
But what's puzzling you
Is the nature of my game, oh yeah, get down, baby
(who who, who who)

Pleased to meet you
Hope you guessed my name, oh yeah
But what's confusing you
Is just the nature of my game
(woo woo, who who)

Just as every cop is a criminal
And all the sinners saints
As heads is tails
Just call me Lucifer
'Cause I'm in need of some restraint
(who who, who who)

So if you meet me
Have some courtesy
Have some sympathy, have some taste
(woo woo)
Use all your well-learned politesse
Or I'll lay your soul to waste, mmm yeah
(woo woo, woo woo)

Pleased to meet you
Hope you guessed my name, mmm yeah
(who who)
But what's puzzling you
Is the nature of my game, mmm mean it, get down
(woo woo, woo woo)

Woo, who
Oh yeah, get on down
Oh yeah
Oh yeah!
(woo woo)

Tell me baby, what's my name
Tell me honey, can ya guess my name
Tell me baby, what's my name
I tell you one time, you're to blame

Oh, who
woo, woo
Woo, who
Woo, woo
Woo, who, who
Woo, who, who
Oh, yeah

What's my name
Tell me, baby, what's my name
Tell me, sweetie, what's my name

Woo, who, who
Woo, who, who
Woo, who, who
Woo, who, who
Woo, who, who
Woo, who, who
Oh, yeah
Woo woo
Woo woo

venerdì 28 gennaio 2011

Sei Ottavi (Rino Gaetano)

E' da poco che ho iniziato ad ascoltare Rino Gaetano, non potrò certamente tessere un elogio e neppure raccontare di lui... Ma ciò che mi ha colpito nel primo album che ho ascoltato (Aida) è la schiettezza. Decisamente. Non voglio aggiungere molto, lo conosco troppo poco per poterlo descrivere.
Sei Ottavi tutta per voi: una canzone che (ammesso che superiate il primo ascolto superficiale) vi stupirà per ciò che evoca, e in che modo, soprattutto!

Buon ascolto! (:




Eccovi anche il testo:

Mentre la notte scendeva stellata stellata,
lei affusolata nel buio sognava incantata,
e chi mi prende la mano stanotte, mio Dio,
forse un ragazzo, il mio uomo, o forse io.
Lontana la quiete e montagne imbiancate di neve,
e il vento che soffia, che fischia più forte, più greve
e chi mi sfiora le labbra chi mi consola
forse un bambino già grande, o io da sola.
Passava la notte, passavano in fretta le ore
la camera fredda già si scaldava d'amore
chi troverà i miei seni avrà in premio il mio cuore
chi incontrerà i miei semi avrà tutto il mio amore.
La luce discreta spiava e le ombre inventava,
mentre sul mare una luna dipinta danzava,
chi coglierà il mio fiore bagnato di brina
un principe azzurro, o forse io adulta, io bambina.

Mentre la notte scendeva stellata stellata,
lei affusolata nel buio dormiva incantata,
chi mi dirà buonanotte stanotte, mio Dio,
la notte, le stelle, la luna, o forse io...


giovedì 27 gennaio 2011

Non dimentichiamo, non ci arrendiamo.

Sarò breve, e contraddittorio:
abbiate sempre e solo un pregiudizio da seguire, in tutto: il pregiudizio sui vostri pregiudizi. Mai accettare i nostri stessi pregiudizi a priori, controllatene sempre la loro causa, e i loro effetti devastanti. Vi accorgerete che sicuramente c'è qualcosa di sbagliato, forse anche un po' di stupido. Per un mondo migliore!

mercoledì 26 gennaio 2011

The Cats Will Know.

Inauguro la mia presenza su questo blog con una poesia un po' diversa da quelle postate in precedenza.

"The Cats Will Know" è una delle poesie raccolte in "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", pubblicazione postuma di Cesare Pavese.
La dedica riporta: To C. from C.

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di Primavera.


Pavese muore suicida, afflitto da un profondissimo malessere esistenziale aggravato dalla fine della relazione con l'attrice americana Constance Dowling.


Acerbamente il vento bieco sferza... (Orwell, Fiorirà l'Aspidistra)

Tutta per voi, una poesia che Orwell inserisce nel suo romanzo Fiorirà l'Aspidistra, facendola ideare da un suo personaggio, Gordon Comstock: un poeta povero, di discendenza borghese (come ce ne saranno stati a migliaia come lui), ma che ha una peculiarità, il suo rifiuto netto per il denaro e la società basata sul "dio Quattrino". In uno slancio d'ispirazione, egli riesce a concludere di getto la sua poesia:


Acerbamente il vento bieco sferza
I remissivi pioppi, pur mo' nudi,
Ed i pennacchi neri dei camini
Nell'aria cruda crollano disfatti;
Trepidando alle raffiche, a brandelli
Danzano i manifesti lacerati.
Gelidamente il ringhio dei tranvai
Giunge confuso a un suon di zoccoli
E gli impiegati alla stazione corrono
Ansiosi e sui tetti a oriente guardano
Ecco, ognuno pensa, è già l'inverno!
Voglia il Signore ch'io non perda il posto!
E tristi, con il vento che i precordi
- Gelida lama - loro fruga e squarcia,
 Pensano al fitto, ai conti, a gas e luce,
Alle rate, alle tasse ed al carbone,
Allo stipendio della serva pensano,
Alle rette scolastiche, alle scarpe.
Ché se in estivi giorni spensierati
Pei giardini di Astarte ci obliammo,
Pentiti ormai, dei crudi venti al bacio,
Genuflessi cadiam davanti a Lui,
Al Signor d'ogni cosa, al dio Quattrino,
Regolator del sangue nostro e mente,
Donator che nel dar tutto riprende,
Ché ogni nostro pensiero ed ogni sogno
Invido spia con guardi ognora attenti
E ogni nostro parlar detta, e modella
I nostri panni, ed ogni trama tesse
Del nostro triste viver quotidiano;
Colui che l'ira doma ed ogni speme
Uccide e a prezzo vile la nostra vita
Acquista; e per tributi a noi richiede
Di spergiurar la fede ed ogni insulto
Accogliere e gioir solo in silenzio;
Che in ceppi il genio del poeta avvince
Insieme con l'orgoglio del soldato
E la forza del braccio; e tra gli amanti
Cala lucido scudo, a separarli,
A divorziare il maschio dalla femmina.
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